2009-07-27

Niente sesso e pioggia di divieti: è finita la "fiesta" sulle spiagge spagnole. Anche la Costa del Sol si piega alla tolleranza zero.

BARCELLONA - Da spiagge «libertine» a litorali pieni di divieti.

Da sempre la costa del Sol e le altre regioni turistiche della Spagna sono invase dai milioni di vacanzieri europei, attratti dall'immancabile «fiesta» e da uno stile di vita rilassato e tollerante.

Ma quest’anno chi è in vacanza nella penisola iberica ha notato che qualcosa è profondamente cambiato.

Non solo la polizia locale ha dichiarato guerra alla criminalità organizzata, ma numerosi comuni iberici hanno introdotto una serie di divieti e di regole che faranno storcere il naso a parecchi villeggianti.

In alcune importanti località turistiche sono state approvate norme che puniscono con multe salate i turisti che fanno sesso in spiaggia, che suonano la chitarra in riva al mare e che fumano e bevono alcool sdraiati sui litorali spagnoli.

Infine in altre città iberiche sarà costretto a pagare una sanzione pecuniaria persino chi aprirà l'ombrellone in orari insoliti.

DIVIETI - Il Times di Londra elenca i principali divieti che da quest'anno potrebbero rendere la vacanza dei turisti europei meno divertenti.

Ad esempio a Salobrena, comune della provincia di Granada, chi ascolta la radio sulla spiaggia può essere multato fino a 300 euro, mentre chi organizza un barbecue senza permesso sui lidi della città incorre in una sanzione che può costare anche 3000 euro.

I turisti che vogliono evitare la multa, devono chiedere l'autorizzazione alla polizia almeno una settimana prima e pagare una cauzione di 70 euro.

Sui lidi di Valencia invece sono banditi cani e gatti, è proibito ascoltare musica senza le cuffie e si può bere alcol solo in determinate zone della spiaggia.

Lourdes Bernal, consigliera comunale della città spagnola, non accetta l'accusa di «guastafeste» e a chi protesta contro queste nuove norme restrittive, risponde serafica: «Certamente non multeremo chi beve una sola birra».

MULTE - Ci spostiamo più a nord, verso la Costa Brava, ma la situazione non cambia.

I divieti sono sempre i protagonisti. Sul litorale di L’Escala, in Catalogna, è vietato fumare, mentre nella vicina Tossa de Mar chi sarà beccato a fare sesso sulle spiagge della città dovrà mettere mano al portafoglio.

C'è da dire che questa decisione ha provocato l'ira dei cittadini locali e di numerosi turisti che hanno organizzato anche una manifestazione notturna per protestare contro la nuova norma.

Il comune di Benidorm, «la città del sole e della sangria», ha deciso di chiudere l'accesso alle spiagge da mezzanotte fino alle 7 del mattino.

Chiunque sarà trovato sui lidi nelle ore «proibite» dovrà pagare una multa di 750 euro.

Ma i divieti di Benidorm non finiscono qui: si giocherà a pallone solo in zone specifiche (multe di 120 euro per i trasgressori), non si potrà scendere in spiaggia con cani e gatti (la sanzione per chi viola la norma è di 250 euro), non si lascerà l'ombrellone sul lido di notte (multa di 150 euro) e infine niente alcol in spiaggia (sanzione fino a 300 euro).

Charles Svoboda, membro dell’ associazione "No Abusos Urbanisticos" non sembra d'accordo con il nuovo corso delle città spagnole e dichiara al Times di Londra: «Questo paese è passato da una situazione in cui non esisteva alcuna regola a quella opposta dove ci sono troppi divieti.

Forse le nuove norme e le sanzioni faranno crescere gli introiti dei comuni in questo periodo di recessione».

2009-07-15

No problems for the nudists of Sitges

Nudists and clothed bathers are sharing the beach without problems.
A year ago the beaches of Sitges, near Barcelona, which were used traditionally by nudists, saw the local Town Hall erect signs welcoming families.
At the time the council said that they did not want to ban nudists, but stop the exclusive nudist character of the beach.
The nudists protested at the time and even won a court order for the sign to be removed as it was considered discriminatory.
Now, a year on, the story is different as beaches in the town see a mix of both clothed and naked bathers.
As one woman told Público, ‘If the families with children are prepared for the children to be nudist too, then there is no problem’.
A new sign this year simply describes the beach as ‘beautiful and clean’ and everyone it seems is happy with that.
To nudists and naturists in America and Italy, that seems like a fairy tale, whereas, in Spain it’s a constitutionally guaranteed right.
There’s no logical reason why nudists and textiles can’t share the beach.
We all go there for the same purpose, to enjoy the sund, the sand, and the water.
Some of us just prefer to enjoy the beach without wet clammy bathing suits.
The Neo-Puritans need to come down off their high horses and check out what they’re so quick to condemn.
They might even enjoy themselves and learn to relax.

Nudisti messi al bando nelle spiagge di Cannes

È guerra al nudismo sulle spiagge di Cannes: la città della Costa Azzurra ha vietato agli adepti dell'abbronzatura integrale l'accesso alle sue spiagge pubbliche, in particolare a quella di Palm-Beach, considerata fino ad ora il paradiso dei nudisti.

A convincere il comune sono state soprattutto le proteste dei clienti dell'esclusivo Yacht-club, che dicono di non apprezzare certi 'spettacoli' mentre pranzano sulle terrazze del ristorante proprio di fronte a Palm-Beach.

A farsi portavoce dei suoi clienti, il presidente dello Yacht-club Jean-Claude Montesinos, noto bigotto snob, che al giornale regionale Nice Matin ha spiegato la sua posizione: 'Non ho niente contro i nudisti - ha detto - solo che esporsi qui alla vista di tutti e' indecente'.

Un decreto comunale consente il costume adamitico su una sola spiaggia, quella della punta est dell'isola di Sainte-Marguerite.

Per i trasgressori, una multa da 11 a 44 euro, ma anche il rischio di un anno di detenzione e una multa fino a 15.000 euro nel caso di apertura di un'azione giudiziaria.

2009-07-13

La CROCIATA SESSUOFOBICA della Lega Nord

Atti osceni in spiaggia: pensionato bloccato dalla polizia del Commissariato di Gallipoli.

16 giugno 2009
Gli uomini del commissariato di P.S. di Gallipoli hanno denunciato un uomo di 70 anni, di Treviglio, in provincia di Bergamo, in vacanza a Gallipoli per atti osceni in luogo pubblico.
Gli agenti del commissariato hanno sorpreso l’uomo mentre si masturbava in spiaggia, in rinomato lido, incurante dei numerosi bagnanti.
Nella circostanza gli agenti hanno accertato che l’attenzione dell’anziano signore fosse concentrata su di un gruppo di bagnanti dell’est, di giovane età.
Già da alcuni giorni i poliziotti erano sulle tracce di un uomo visto masturbarsi nei pressi della litoranea che da Gallipoli porta verso Mancaversa, e segnalato al 113.
Oggi, grazie ad una nuova segnalazione di un cittadino, il comportamento del 70enne bergamasco e’ finito.
Alle immediate contestazioni dei poliziotti, l’uomo ha risposto affermando di aver soddisfatto solo dei bisogni fisiologici, ma l’evidenza dei fatti e la testimonianza acquisita non gli hanno risparmiato la denuncia, mentre il titolare del lido lo ha invitato a lasciare la struttura.

Atti osceni in luogo pubblico

Atti osceni in luogo pubblico, con tanto di self sex.
Questa è la scena alla quale avrebbe assistito, nel febbraio di due anni fa, una ragazza, impiegata come commessa in un noto negozio del centro, durante la pausa “panino” nel giardino antistante il comune di Forte dei Marmi.
La calata dei pantaloni, con masturbazione finale, sarebbe avvenuta al di là di una siepe del giardinetto.
Sulla strada per tornare al posto di lavoro la commessa aveva poi incrociato una volante del commissariato, e gli agenti, alla quale fu raccontato l'accaduto, avevano poi rintracciato il giovanotto.
Per questa sua esibizione in luogo pubblico il “maniaco” è poi finito alla sbarra davanti al giudice monocratico di Viareggio.
Alla prima udienza, la giovane commessa, sentita come parte offesa (ma gaudente) dal reato, ha confermato il fatto accadutole, riferendo in aula di conoscere, anche se solo di vista, il giovane, avendolo visto più volte nei pressi del negozio dove la stessa lavorava.
Da parte della difesa sono invece stati sentiti un amico e lo stesso imputato, che ha negato ogni addebito.
Vista la giovane età il pubblico ministero ha chiesto il minimo della pena, ma la difesa conta di farlo assolvere: “Troppo alta la siepe perchè la ragazza potesse vedere con esattezza cosa il ragazzo stesse facendo”.
Il giudice monocratico ha rinviato per la sentenza il prossimo 23 ottobre 2009.

L'esibizionismo non è sempre un atto osceno (Cassazione 1765/2000)

Mostrare il pene può anche essere invece una forma di ingiuria

L’esibizionismo non sempre è un atto osceno: molestare la vicina di casa mostrando il proprio pene può costituire una forma di ingiuria, una manifestazione di disprezzo che non ha niente a che vedere con il sesso.

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato la condanna per atti osceni inflitta dalla Corte di appello di Milano ad un uomo che, per fare dispetto alla vicina di casa, aveva finto di sbrigare un bisogno nella concimaia per poi esibire l’organo sessuale; la Cassazione ha "derubricato" il reato (da atti osceni a quello, meno grave, di ingiuria), sottolineando come non sempre l’esibizione di organi genitali maschili ad una donna sia offensiva del comune senso del pudore, in quanto tale comportamento può essere compiuto al solo fine di offesa o di disprezzo, anziché al soddisfacimento di impulso sessuale.

Per i Supremi Giudici, quindi, nel caso in esame l’esibizione dei genitali, per il comportamento complessivo dell’imputato, appariva chiaramente "come manifestazione di disprezzo, ossia come volontà di offendere l’onore o il decoro della vicina di casa", e pertanto deve essere qualificato non come "atto osceno" ma come "ingiuria", che può esprimersi, oltre che a parole, anche con "gesti sconci". In sostanza, rilava la Suprema Corte, considerato che gli organi genitali "svolgono anche altre funzioni", "la nudità dei genitali può assumere un diverso rilievo penale in funzione del contesto oggettivo e soggettivo in cui è concretamente inserita".

La Terza Sezione Penale, analogamente a quanto aveva fatto con la sentenza n. 880/2000 a proposito dell’esibizione di un fallo di gomma, ridefinisce il concetto di "osceno" in relazione all’evoluzione del costume sociale, ritenendo contrari al "comune senso del pudore" solo i comportamenti che siano manifestazione di un istinto sessuale, e non la semplice esibizione di organi genitali (veri o finti) non accompagnati dalla volontà di soddisfare la propria "libido". (7 marzo 2000)

Professoresse Licenziose, PM Sessuofobiche e Politici Assenti

Due anni di carcere per essersi fatta toccare il sedere, due anni col patteggiamento, ovvero un'implicita ammissione di responsabilità fatta per evitare la galera.
Senza quello sarebbero stati molti di più alla faccia degli imbecilli che credono che in Italia non si finisca mai in carcere quando semmai é vero il contrario; ad esclusione dei reati finanziari per i quali vi una vera tolleranza giuridica, sociale e culturale, l'Italia é uno dei Paesi più repressivi del mondo Occidentale.
La beffa della pena non é solo nelle sue spropositata entità, ma anche nelle sue conseguenze dal momento che la donna potrà continuare ad insegnare, mestiere per il quale non credo sia portata.
Ricapitoliamo i fatti di questo caso che fu uno dei primissimi che ho seguito; parecchi mesi dopo la fine di una supplenza annuale in un istituto tecnico privato leccese su YouTube compare un filmato (che si scoprirà essere stato messo in rete da un cestista in vena di goliardia) in cui un'avvenente supplente di matematica di 40anni si fa palpeggiare il gluteo da più di un'alunno.
Atto di bullismo subito o consapevole e colpevole mancanza di etica professionale?
A tutti (compreso il sottoscritto) appare chiaro si tratti della seconda opzione, come a tutti (compreso il sottoscritto) appare chiaro che questa vicenda sia di competenza dell'autorità amministrativa competente per il controllo delle qualità degli insegnanti e che c'entri poco con il codice penale.

Invece la Pm Maria Cristina Rizzo, specializzata in reati sessuali e già nota a questo sito per aver mezzo rovinato la vita ad un poveraccio accusandolo ingiustamente di stupro ed omicidio, si scatena.
Immagina torbide relazioni sessuali tra la docente ed i suoi alunni ed indaga in tal senso mobilitando un intero reparto dei carabinieri che per un un mese non fanno altro che interrogare tutti gli alunni avuti negli anni dall'insegnante licenziosa.
La Sacra Corona Unita ringrazia.
Non trovando nulla in tal senso deve accontentarsi di quello che ha, le foto trovate grazie ad una super consulenza (super onerosa, ma tanto paga l'erario) affidata alla sua super consulente di fiducia: l'ingegnera Luigina Quarta.
Le foto hanno natura sessuale dice la Pm, se non per la prof per i suoi alunni tra i quali vi sono alcuni minori di 16 anni, pertanto il 609 C.P. (violenza sessuale, da 5 a 10 anni) vi entra del tutto e chi se ne frega se gli adolescenti erano i primi ad essere contenti delle palpeggiate.
L'avvocato Elvira Belmonte prova, senza successo, a fare goal in contropiede; se le foto hanno natura sessuale sono foto porno, anzi pedoporno visto che gli attori sono minori, dunque coloro che le detenevano e le hanno messe in rete sono colpevoli di detenzione e divulgazione di materiale pedo-porno (Art. 600- ter. Pornografia minorile, da 6 a 12 anni).
Ragionamento logico ma la Rizzo fa finta di niente ed archivia la controdenuncia.
Ieri l'epilogo: due anni con la possibilità di continuare ad insegnare per la gioia di tanti bravi professori che non possono esercitare la nobile professione non avendo la cattedra.

Personalmente nutro più di un dubbio sulle capacità della Rizzo a svolgere la professione di Magistrato (in questo ella é assai simile alla sua perseguita) ma il punto non é questo dato che ogni sistema dovrebbe essere in grado di tutelarsi dall'errore dei suoi membri.
Il problema é di sistema e riguarda la legge del 1996 sulla violenza sessuale che assegna assoluto potere interpretativo al primo venuto che abbia passato un'esamino di diritto romano.
Nata per sopperire ad un vuoto terribile legislativo (prima del 1996 la legge sulla violenza sessuale non esisteva e lo stupro era reato contro la morale non contro la persona) questa legge, voluta dalla mia parte politica, la sinistra, ha peggiorato le cose in senso opposto facendo scomparire il reato di molestie ed uniformando ogni atto che abbia finalità sessuale alla penetrazione violenta.
Lo scopo, legittimo, di questa equiparazione era evitare le strategie degli avvocati degli stupratori nel passato, per cui se non vi era penetrazione vaginale od anale non era stupro ma molestia sessuale.
Pertanto costringere qualcuno al sesso orale (reato dalle conseguenze devastanti per la vittima) era passibile di una piccola pena sproporzionata all'entità del danno arroccato.
Si decise dunque di eliminare il reato di molestie (primo errore), di alzare (giustamente) le pene, mantenendo però (secondo errore) inalterato l'impianto dell'art. 609 C.P.
Una legge corretta avrebbe dovuto avere una revisione totale sul piano delle definizioni dei reati, una descrizione precisa e non interpretabile di cosa é (e cosa non é) violenza sessuale; invece in questo modo un commento ad una persona reiterato e volgare (atto sicuramente sgradevole) diventa stupro e se vieni giudicato da una Rizzo (o da un Ghezzi) rischi davvero anni di carcere quando un vero stupratore, che magari ha un atteggiamento collaborativo, se la cava con la metà.
Poi vi sarebbe da definire con esattezza la problematica del sesso consenziente di un/a maggiorenne con un/a minorenne. Il 609 C.P. non lascia scampo; equipara il sesso fatto con un post-pubere con il sesso fatto con un pre-pubere dimenticando che se i danni subiti dal primo sono inesistenti, quelli subiti dal secondo sono enormi.
Sarebbe stato più intelligente, in sede legislativa, distinguere i due casi; equiparando la violenza sessuale solo al sesso consenziente con i minori di anni 12 ed al contempo creare un reato ad hoc (ad esempio atti sessuali con minori di anni 14, 16. etc...) con sanzioni diverse, più leggere e più eque in relazione all'entità del danno.

Ma questa revisione appare assai lontana. Anzi in parlamento giace un DDl che va nella direzione opposta; pene ancora più alte, pubblico registro per i sex offenders, e nessuna revisione all'impianto dell'articolo 609.
Pertanto, cari amici, attenti ai corteggiamenti troppo ruspanti: le porte del carcere sono aperte per voi per un minimo di 10 anni da scontare (quanto prevederebbe la legge se approvata).

Del resto cosa aspettarsi dai nostri politici che hanno come consulenti gente come Antonio Marziale e come colleghi personaggi come Luca Barbareschi, vero promotore della legge.
Del primo, campione mondiale dell'autopromozione, abbiamo già parlato.
Del secondo le cronache riportano un problema conflittuale con la cocaina (mai negato tra l'altro; vedere tra le righe di Olocausto Bianco di Pinotti) e l'essere stato cliente della Maitresse Lara che gli forniva transessuali dietro compenso economico.
"La mia sessualità ha un lato assai femminile" disse l'attore all'epoca, provocando un brivido emozionale alle sue innumerevoli fans. Personalmente della sessualità dell'attore (il cui pensiero é una perfetta fusione tra la cultura lesbo-femminista degli anni 70, l'autoritarismo fascistoide e l'ipocrisia piccolo-borghese) interessa poco; semplicemente sarebbe auspicabile coerenza nella vita privata in chi si erge a paladino della pubblica moralità (la cui difesa é il vero scopo di proposta di legge che poco a che vedere con la lotta alla pedofilia).
Ma é noto che quando si é giudici di sé stessi si é sempre molto magnanimi.....

dal blog di Il giustiziere