Sono tre i cartelli che accolgono i bagnanti della spiaggia di Manerba del Garda.
Uno viola e uno verde indicano la strada per l’itinerario turistico.
Qualcuno ha aggiunto con un pennarello bianco una freccia su quello verde, per indicare la spiaggia.
Qualcun'altro ha specificato in nero che la spiaggia è “di froci”.
Il terzo cartello svetta per altezza e per solennità a pochi metri di distanza.
È un'ordinanza firmata dal sindaco Maria Speziani detta Mariella (casalinga, lista civica).
A fronte di “lagnanze di diversi cittadini e famiglie che sono involontariamente incappati in manifestazioni che offendono il comune senso del pudore” e di denunce per “atti contrari alla pubblica decenza e atti osceni”, l’ordinanza è chiara: “divieto di esibire forme di nudismo” e “obbligo di indossare indumenti atti a coprire i genitali maschili e femminili” (perché le tette no?).
Se il reato è il solo nudismo (che come molti forse non sanno è stato da anni depenalizzato dalle sentenze di tribunale, che hanno fatto ormai giurisprudenza), la denuncia minaccia una multa di 250 euro.
Sono indicati anche i cacciatori di trasgressori: “gli agenti di PS (polizia), i Carabinieri, i VVUU (vigili urbani) e tutte le altre autorità preposte alla vigilanza e alla repressione” (e sì è proprio repressione di chi non si omologa ai bigotti).
Infine, è segnalato un numero telefonico per il contributo dei cittadini negli avvistamenti.
La data risale al 12 luglio 2005, ma la sua esposizione è avvenuta un anno più tardi.
Giusto dopo la protesta sulle pagine del Corriere della Sera di un’insegnante di scuola media, indignata per la presenza di "esibizionisti" durante una gita (è dal 1956 che si sta nudi alla Rocca e tutti sapevano; ma se si sa in giro, vedi lettera al Corriere, allora bisogna difendere l'onorabilità dei manerbesi).
Con tutti gli altri arenili, ha una caratteristica in comune: la sua inaccessibilità.
Non ci si capita per caso: giunti ad uno spiazzo, con un modesto bar adiacente, si parcheggia l’auto e si inizia una passeggiata di 15 minuti.
Dopo poco, si entra in un boschetto scosceso, dove le difficoltà aumentano se non si indossano scarpe chiuse con suola di gomma.
Il premio finale è una spiaggetta incantevole: l’acqua del lago trasparente, uno spettacolo di rocce e vegetazione.
Di “nuclei familiari, scolaresche e studiosi interessati di archeologia e botanica” non se ne vedono. Non si capisce quindi il motivo di tanto accanimento.
O forse sì.
In Italia per sollevare l’indignazione popolare è sufficiente usare i bambini.
Alcuni figli di genitori gay e lesbiche aprono un Gay Pride a bordo di un trenino?
Peste e corna.
Una scolaresca di aspiranti Reinhold Messner si imbatte in un gruppo di naturisti?
Peste e corna.
E così monta la campagna da Controriforma per infilare i mutandoni di lana nell’unico chilometro di costa naturista sul più grande lago italiano.
Articoli sui quotidiani, ordinanze del sindaco, agenti in costumi da bagno, con verbali in mano.
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